A riposo sotto un panno c’è stata. Dal referendum del 22 ottobre del 2017 è passato più di un anno. Ma la richiesta autonomista non sembra lievitare. Il prossimo termine, rinvii permettendo, è il 15 febbraio.
In autunno. Anzi, “prima di Natale”, “entro l’anno”, infine “il 15 febbraio”. Almeno fino al prossimo “ma”. A dicembre era stato ufficializzato “l’avvio” dell’iter in una conferenza stampa convocata con il ministro degli Affari regionali Erika Stefani e il vicepremier Matteo Salvini. Era appena terminato il Consiglio dei ministri in cui Conte era andato più cauto e si era trincerato dietro ad un «sono il garante della coesione nazionale e sociale, prometto che l’autonomia non farà arricchire le Regioni del Nord e impoverire quelle del Sud».
Ancora più frenanti le parole di Di Maio che, con la mano sul cuore per il suo elettorato del Sud, aveva posto la questione del “come” «Bisognerà andare nella direzione dell’autonomia. Ma che tipo di autonomia sarà parte della discussione. Basti pensare che Lombardia e Veneto, chiedono due tipi di autonomia diverse».
Va bene pazientare ma su un punto, l’appassionato difensore delle sorti venete, ovvero il governatore Zaia, era stato decisamente chiaro. «Non firmo un testo annacquato» aveva detto lo scorso 29 dicembre. Ci si era dati fino ad oggi, 15 gennaio, per terminare il lavoro istruttorio sui contenuti dei tavoli tecnici. Il 15 febbraio la vera e propria firma d’Intesa con il Governatore regionale per arrivare ad una legge che stabilisca i termini del decentramento amministrativo per le 23 competenze che chiede il Veneto.
Di oggi l’appello del deputato di Forza Italia Roberto Caon che invita il governatore Zaia a far sentire la sua voce, dopo che, rinvio per rinvio, la fisionomia dell’autonomia uscita dal referendum potrebbe avere più i lineamenti grillini che leghisti «dal dibattito sono scomparsi i due capisaldi della legge regionale uscita dal referendum del 22 ottobre 2017: i 9/10 delle tasse da trattenere sul territorio e i costi standard. E anche sulle 23 competenze sono evidenti le resistenze dei ministeri a guida 5 stelle».