A Verona ieri un convegno per analizzare e contrastare i reati d’odio

“I reati di odio. Analisi e proposte nel contesto veronese”. È questo l’argomento al centro del convegno per la riunione straordinaria dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori che si è tenuto ieri nella sede del dipartimento di Scienze giuridiche.

Convegno I reati d'odio (5)

Si è svolta ieri mattina, presso l’Aula Magna dell’Università di Giurisprudenza di Verona, una riunione straordinaria dell’Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori presieduta dal Prefetto Rizzi, Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza con Funzioni Vicarie.

Dopo i saluti di benvenuto del magnifico rettore Pier Francesco Nocini e l’apertura dei lavori a cura del moderatore Stefano Troiano direttore del dipartimento di Scienze giuridiche, si sono tenuti i saluti istituzionali del prefetto di Verona Donato Giovanni Cafagna e del sindaco Damiano Tommasi. A seguire l’intervento di Francesca Romana Capaldo capo segreteria dell’Oscad e vice questore della Polizia di Stato. Il prefetto Vittorio Rizzi ha tenuto la lectio magistralis dal titolo “Oscad: le nuove sfide dell’antidiscriminazione alla promozione della tutela dei diritti umani”. A seguire la tavola rotonda a cui sono intervenuti il questore di Verona Roberto MassucciDaniele Butturini docente di Diritto Costituzionale dell’Università di Verona, Andrea Di Nicola direttore del Centro di Scienze della sicurezza e della criminalità. Il convegno è stato chiuso dalle considerazioni finali del Magnifico Rettore. 

Un importante momento di dialogo e di confronto e l’inizio di un lavoro di squadra tra la Questura e l’Università di Verona che porti l’attenzione sui giovani: «Dobbiamo indirizzarli affinché abbiano gli strumenti per costruire la loro strada futura», ha sottolineato Rizzi.

L’Osservatorio,  infatti, quale strumento operativo interforze, è stato istituito per ottimizzare l’azione delle Forze di Polizia nel perseguimento dell’obiettivo di dare costante impulso all’azione di prevenzione e di contrasto dei reati di matrice discriminatoria, in particolare accrescendo la consapevolezza degli operatori di polizia sull’importanza di tutelare, nel modo più efficace possibile, i diritti fondamentali dell’individuo, ponendo massima attenzione alle specifiche esigenze di protezione e di sostegno delle vittime particolarmente vulnerabili.

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I temi del convegno 

I reati di odio sono motivati da un pregiudizio che l’autore nutre nei confronti della vittima, in ragione della sua origine nazionale o etnica, della sua ascendenza, del credo religioso, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere o della sua disabilità. In una società mediatica e “social” come la nostra i reati di odio sono intrinsecamente connessi ai discorsi di odio, in particolare online, ovvero a quelle idee fondate sulla superiorità o su forme di espressione che diffondono, incitano, promuovono o giustificano odio e violenza contro gruppi o individui definiti in riferimento a razza, colore, religione, ascendenza, origine nazionale o etnica. 

Pur se difficili da rilevare statisticamente, in Italia reati e discorsi di odio, in particolare quelli commessi online attraverso i social network e, ora, anche le nuove realtà cosiddette immersive (come i “metaversi”) o mediante l’uso illecito dell’IA, sono in aumento ed è sempre più reale il rischio di un’escalation in cui dalla comunicazione che fomenta l’odio si passi alla commissione di reati, specialmente violenti, motivati dall’odio e dalla discriminazione. Il periodo pandemico che abbiamo trascorso con le sue tensioni, così come le forti pressioni migratorie che il nostro Paese vive e la grave situazione geopolitica internazionale stanno, infatti, rendendo queste sfide sempre più concrete, specialmente negli agglomerati urbani, come la città di Verona. 

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Così se oggi le società politiche liberaldemocratiche sono particolarmente esposte a pericoli dei reati di odio, le istituzioni hanno una missione incalzante e fondamentale. Un ruolo di primo piano ha, in tal senso, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), che costituisce lo strumento operativo interforze di Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri per la prevenzione ed il contrasto dei reati di odio e di matrice discriminatoria. Ma anche importanti istituzioni come le Università sono chiamate a fornire il proprio contributo scientifico e culturale per aiutare la società tutta a prevenire e a combattere, anche eticamente e civilmente, tali manifestazioni criminose. 

Dialogo tra istituzioni pubbliche per un’azione comune; dialogo con la cittadinanza per costruire strumenti e consapevolezza: questo è il senso del convegno. E l’ateneo scaligero auspica che sia l’inizio di una stretta collaborazione su questi temi con l’Oscad, che è lieta di ospitare, e con le istituzioni pubbliche che operano sul territorio e con i cittadini. L’ateneo può fornire, infatti, un importante contributo attivo, affinché la comunità sociale rafforzi e consolidi quelle conoscenze e competenze che sostanziano un’autentica cittadinanza attiva, in modo da rendere il corpo sociale maggiormente sensibile e attento agli effetti antisociali e criminogeni dei reati e dei discorsi di odio, nonché degli atti discriminatori. 

Scopo ulteriore del convegno è stato ragionare sulla natura costituzionale della libertà di espressione e di informazione, sui suoi limiti, sui modi corretti di esercizio, puntando e educando sul fatto che si tratta di una libertà sociale, il cui esercizio porta all’emancipazione della società e all’incremento della responsabilità. 

«Il salto di qualità risiede nel prendere consapevolezza del fatto che i crimini d’odio e le derive che ne discendono fanno parte del nostro quotidiano e che tutte le persone debbano impegnarsi per sopraffare l’odio con i valori», con queste parole il Questore Massucci ha ribadito l’importanza di momenti di formazione, approfondimento e confronto per i poliziotti, affinché siano sempre consapevoli delle loro funzioni nel prestare quotidianamente il loro servizio alla collettività nel rispetto di quei valori di “Professionalità, cortesia e rigore” che rappresentano il trinomio fondamentale cui si ispira e deve ispirarsi la Polizia veronese.

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