Sisma in Marocco, i Vigili del Fuoco italiani pronti a intervenire

Cresce spaventosamente la conta delle vittime e dei feriti del devastante terremoto che ha colpito ieri sera il Marocco. Il ministro Piantedosi garantisce la disponibilità dei Vigili del Fuoco italiani per intervenire nelle aree colpite.

Terremoto Marocco
Dalla pagina Facebook del presidente della Regione del Veneto Luca Zaia
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«Esprimo al popolo marocchino la mia vicinanza e il mio cordoglio per le vittime causate dal disastroso sisma di questa notte». Lo dichiara il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che aggiunge: «I nostri Vigili del Fuoco sono pronti a intervenire in qualsiasi momento in Marocco per dare supporto alle autorità locali. Come già avvenuto dopo eventi simili in passato – ad esempio in Turchia dove proprio agli italiani fu affidato il coordinamento delle unità USAR internazionali operanti sul campo – in caso pervenga richiesta di supporto dalle autorità dal governo marocchino, il Viminale invierà uomini e mezzi nell’ambito del sistema europeo della protezione civile».

Nel frattempo cresce spaventosamente la conta delle vittime del sisma (alle 18 erano 1.037, come riporta l’Ansa), mentre il numero dei feriti supera i seicento. La scossa, di magnitudo 7, è avvenuta intorno alle 23.11 di ieri sera, venerdì 8 settembre, e l’epicentro è stato situato nel comune di Ighil, nella provincia di Al Haouz, a sud di Marrakech.

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Duecento gli italiani presenti nell’area colpita

«Sono circa duecento gli italiani presenti nell’area colpita dal sisma e non risultano vittime o feriti». Lo ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg2, invitando i connazionali a evitare l’aeroporto di Marrakech, al momento intasato, e di raggiungere piuttosto gli aeroporti di Casablanca o Rabat con i bus per «rientrare eventualmente in Italia». Tajani ha infine aggiunto: «Il governo segue minuto per minuto, persona per persona, la situazione: l’ambasciata, il consolato e l’Unità di crisi della Farnesina stanno rispondendo a tutte le chiamate per dare assistenza».

Il cordoglio del presidente della Regione del Veneto Luca Zaia

«Sto seguendo con apprensione e commozione quello che è accaduto in Marocco – rende noto il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia – ed esprimo il più profondo cordoglio, mio personale e del Veneto, per il terremoto che lo ha colpito. I miei pensieri e la mia solidarietà vanno a coloro che sono stati investiti da questa tragedia, le loro famiglie e tutte le persone coinvolte negli sforzi di soccorso e di ripristino di questa grave calamità naturale. Rivolgo un pensiero e un abbraccio anche alla comunità marocchina che risiede in Veneto, potendo immaginare lo sconforto e la tristezza nei loro cuori, oltre alla preoccupazione per i familiari e la terra natia. L’aiuto e il supporto internazionale sono cruciali in situazioni di emergenza come questa, è fondamentale che le comunità locali ricevano il sostegno e l’assistenza di cui hanno bisogno».

«Sto seguendo personalmente l’evolversi dei soccorsi – prosegue il Presidente -. Il Veneto è in stretto contatto e resta a disposizione delle strutture del Dipartimento della Protezione Civile per un’eventuale disponibilità nei soccorsi. Sono in collegamento con la Farnesina, al momento non risultano criticità che riguardano nostri corregionali».

Le testimonianze di quattro giovani civilisti di Progettomondo

«Al momento del terremoto eravamo al Minareto, fuori dalla calca. Siamo stati dei privilegiati.  Mentre la nostra preoccupazione riguardava il recupero degli zaini e il fatto di riuscire a prendere l’autobus per rientrare a Beni Mellal la mattina dopo, le persone intorno a noi si preoccupavano di recuperare le loro case, i loro affetti, di aiutare gli anziani in famiglia».

Lo dice Beatrice Guerra, 26 anni, che da un mese si trova in Marocco per affrontare un anno di servizio civile con l’ONG veronese Progettomondo. «Ci siamo coricati nella piazza stando attenti alle borse, preoccupati di stare in mezzo a così tante persone, ma è presto stato chiaro che delle nostre cose non interessava nulla a nessuno – dice ancora -. Ci siamo sdraiati tra turisti e marocchini sulla coperta prestata dal nostro Riad. È in momenti come questi che esce un forte spirito di comunità, di aiuto reciproco, una coperta prestata a un’estranea, la condivisione dell’acqua appena comprata, la lingua straniera non è più una barriera, condividere è il nuovo modo di comunicare».

Beatrice era arrivata a Marrakech verso le 21, insieme ad altri tre civilisti con cui sta condividendo l’esperienza all’estero. Soltanto due ore dopo il gruppo, di cui fa parte anche la giovane Sara Bellon, della provincia di Verona, è stato colto dal terremoto.

I giovani – che sono in Marocco con Progettomondo mondo per svolgere attività di promozione di una migrazione responsabile, di rafforzamento del ruolo della donna e della parità di genere e legate alla giustizia riparativa – avevano deciso di trascorrere il fine settimana nell’antica città imperiale. Venerdì pomeriggio, dopo il lavoro nella sede locale di Progettomondo, a Beni Mellal, sono saliti su un bus che li ha portati a Marrakech. Giusto il tempo di lasciare gli zaini al Riad, e il gruppo si è recato in Piazza Jamaa El-fnaa, la piazza centrale di Marrakech e  il luogo più importante della Medina che, poco dopo, li avrebbe accolti per una notte tra le macerie.

Il terremoto è arrivato come un evento inaspettato nel bel mezzo di una grande festa, con la musica e l’allegria in piazza, e ha portato con sé paura, sconforto e timore, aumentati dal fatto che il popolo marocchino non è abituato ad affrontare simili calamità.

«Al momento dello scoppio del terremoto ci trovavamo tra piazza El-fnaa e la moschea di Koutoubia – racconta Francesco Bellotti, 29 anni, originario di Genova -. Ci hanno assaliti prima la paura e poi lo sgomento, anche perché pensavamo che avremmo assistito al crollo del grande minareto che, durante la scossa, ha prodotto un’immensa nuvola di polvere. Per evitare il panico della grande calca della piazza e per rimanere lontani dagli edifici, ci siamo stazionati dietro una barriera antisommossa in cemento all’imbocco di Viale El-fnaa, aspettando che il tutto si calmasse e prevenendo eventuali scosse di assestamento. Verso mezzanotte e mezza, ci siamo avviati verso il Riad della medina, inoltrandoci nei vicoli abbiamo constatato diversi danni: mucchi di calcinacci, edifici diroccati, muri crollati. Il Riad era ancora in piedi e siamo riusciti a recuperare gli personali ma per questioni di sicurezza non potevamo rischiare di dormire al coperto. Dotati di coperte ci siamo aggregati alle centinaia di famiglie locali e turisti scesi in piazza per passare la notte in piazza. Una notte insonne, presi dai nostri pensieri e dalla volontà di tornare a Béni Mellal con il primo bus dell’alba che siamo effettivamente riusciti a prendere. Ne siamo usciti incolumi ma difficilmente dimenticheremo questa esperienza».

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