Sono sette gli arrestati in seguito scontri Napoli-Eintracht, avvenuti durante la notte nella città partenopea: quattro napoletani e tre tedeschi, secondo quanto riporta l’Ansa, mentre è ancora in corso l’identificazione di tutti i tifosi della squadra di Francoforte. Negli scontri sono rimasti feriti o contusi sei uomini delle forze dell’ordine. A commentare la vicenda, su Radio 24, è Girolamo Lacquaniti, portavoce Associazione Nazionale Funzionari Polizia e comandante della Polizia Stradale di Verona.
«Non c’è, al momento, nessuno strumento giuridico che limiti lo spostamento in Italia dei cittadini di altri Paesi della Comunità Europea. L’autorità amministrativa può vietare la vendita di biglietti, ma se un certo numero di tedeschi decide di volersi muovere verso l’Italia non abbiamo nessuno strumento giuridico legittimo che ci legittimi a bloccarli, a meno che non si blocchino le frontiere Schengen», così esordisce Lacquaniti, che poi ha aggiunge: «Per il calcio dobbiamo davvero bloccare Schengen, uno dei più alti traguardi che abbiamo raggiunto da un punto di vista della libertà di movimento? Tuttavia, se i comportamenti sono questi, una riflessione va fatta: serve uno strumento giuridico per bloccare non l’Europa, ma i delinquenti».
Prosegue: «Dopo i fatti del G8 di Genova del 2001, il nostro approccio all’ordine pubblico e le nostre regole di ingaggio sono stati completamente rivoluzionati sulla base di un principio: l’incolumità delle persone. Evitare scontri che possano portare a feriti gravi o a qualcosa di peggio è prioritario rispetto al possibile danneggiamento di oggetti. Dopo aver visto le immagini di ieri, dopo aver visto anche le immagini degli anarchici a Torino, la domanda che pongo è se certe persone valgano più delle cose che distruggono. Ogni volta che c’è un’azione di forza da parte nostra partono attacchi sulla “polizia violenta” e soprattutto partono nei nostri confronti procedimenti giudiziari. Le nuove regole di ingaggio noi le abbiamo stabilite perché siamo convinti che il G8 di Genova sia una pagina per noi nerissima, e proprio sui nostri errori abbiamo cambiato delle regole di ingaggio, che però producono questi effetti perversi».
«Forse va fatta una riflessione meno ingiuriosa nei nostri confronti, anche da parte di soggetti apparentemente moderati. Se l’onorevole Calenda smettesse di utilizzare il termine “questurino” come un’offesa, farebbe una cortesia non solo a noi ma anche a se stesso», conclude Lacquaniti.
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