Medioriente, Progettomondo: «Aprire subito i corridoi umanitari»

La testimonianza di un volontario di Progettomondo a Gaza: «Forse è l'ultima volta che ci sentiamo. Non posso né restare né partire, perché non ho il passaporto. Non so se ci rivedremo mai».

Gaza Israele

Prosegue senza sosta la guerra israelo-palestinese, e a pagarne le conseguenze, ancora una volta, è la popolazione civile. Quella israeliana, colpita in modo inaspettato e brutale da un’azione armata indiscriminata, e quella palestinese, vittima dell’ennesima rappresaglia di Israele, che si aggiunge ai ripetuti e insopportabili bombardamenti, alle restrizioni, allo stato di prigionia a cui è condannato chi vive a Gaza. I risvolti umanitari si stanno dimostrando devastanti per i due milioni di persone che abitano la Striscia di Gaza.

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«Hamas ha agito in tutto segreto e neanche il popolo, che resiste alla brutale occupazione militare da anni, si aspettava un’azione tanto pesante – commenta Meri Calvelli, coordinatrice e responsabile delle attività di Progettomondo e Acs in Palestina -. I civili stanno vivendo ore di terrore e sconteranno con il massacro e una nuova nakba, la catastrofe».

«Si è fatto troppo poco, nulla, per favorire la pace e la risoluzione di un’occupazione che si protrae da 75 anni – commenta il presidente di Progettomondo, Mario Mancini -. La violenza va condannata sempre, è ingiustificabile. I diritti dei palestinesi devono diventare una priorità per la comunità internazionale, che non può stare ancora una volta a guardare. Nell’immediato è chiamata ad aprire corridoi di fuga per i civili, ma anche a lavorare seriamente per fare cessare un conflitto di vecchia data che favorisce il ricorso alla violenza più estrema».

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Di recente Progettomondo si è posizionata in Medio Oriente, facendosi parte attiva di un progetto con capofila ACS, Associazione di cooperazione e solidarietà di Padova. L’iniziativa, dal titolo Greening the future, vede sul campo pure Cesvi, Educaid e il partner italiano CISS, ciascuno per il suo ambito di esperienza consolidata, ed è nata per fornire fonti di acqua potabile, pozzi e fontanelle, servizi educativi e di sostegno psico-sociale, e per potenziare il sistema di rifiuti urbani.

«Non abbiamo notizie sulla situazione del centro polifunzionale e del parco urbano che abbiamo realizzato al nord di Gaza, dove, peraltro, avevamo appena installato un desalinizzatore per rendere l’acqua potabile – dice il responsabile Paese per Progettomondo, Richard Grieco -. In quella zona ci sono bombardamenti continui. La possibilità di acqua potabile sarebbe ancora più preziosa visto che è stata bloccata l’entrata di cibo, acqua e aiuti umanitari in tutta la Striscia».

«Anche l’energia elettrica è interrotta. I nostri ragazzi ci mandano messaggi pieni di terrore. Hanno ricevuto l’indicazione di sgomberare i quartieri, di andarsene perché Israele ha annunciato il completo assedio. Le loro abitazioni sono già state abbattute. I militari stanno entrando via terra e invitano la gente a scappare in una zona definita per poter bombardare Hamas evitando migliaia di vittime. Qualcuno ha provato a rifugiarsi nelle scuole dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ma quella di Jabalia, vicino al luogo delle nostre attività, è già stata bombardata».

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Tra i giovani con cui Progettomondo è in contatto c’è Karim, che ha mandato un video messaggio da Gaza City in cui lascia la sua testimonianza. «Forse è l’ultima volta che ci sentiamo – dice con la voce tremante -. Ci hanno comunicato di evacuare tutto il quartiere. Ci stiamo preparando ad andarcene in fretta e potrei non avere connessione per molto tempo. Non posso né restare né partire, perché non ho il passaporto. Non so se ci rivedremo mai».

La sede di Acs e Progettomondo, nel Centro italiano di scambio culturale “Vik” intitolato a Vittorio Arrigoni, si trova a Gaza City. Al momento è ancora in piedi, ma intorno molti edifici sono ormai stati rasi al suolo.

«A dicembre avremmo dovuto accogliere 150 persone, tra artisti e sportivi, per l’appuntamento con il Gaza Free Style – dice ancora Calvelli, ideatrice dell’iniziativa -. I 10 coordinatori del centro Vik stanno bene. Solo uno non sono ancora riuscita a sentirlo, ma la difficoltà di caricare i telefoni, per chi non ha generatori o batterie delle auto a disposizione, rende difficile le comunicazioni».

Ieri avrebbe dovuto recarsi a Gaza una nuova operatrice di Progettomondo e Acs, per uno studio legata all’avvio di una Casa internazionale delle donne. A novembre un’ulteriore operatrice sarebbe attesa per un progetto di sicurezza alimentare che prevede, tra le altre cose, un centro lattiero-caseario a Khan Younis.

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