Sostenibilità reale e non di etichetta: il punto a Sol&Agrifood

Il tema della sostenibilità nel settore agroalimentare è stato al centro del convegno inaugurale della 23° edizione della rassegna Sol&Agrifood, a Veronafiere dal 2 al 5 aprile.

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Luigi D’Eramo, sottosegretario del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Foto Ennevi

Qualità e tipicità, marchi di fabbrica di Sol&Agrifood – Salone dell’agroalimentare di qualità, non bastano più. Ora tocca alla sostenibilità. Il tema è stato al centro del convegno inaugurale della 23° edizione della rassegna, a Veronafiere dal 2 al 5 aprile.
 
«Il mondo agroalimentare italiano è leader della sostenibilità nel mondo – ha dichiarato Luigi D’Eramo, sottosegretario del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste – e dobbiamo essere pronti ad affrontare la competizione con altri Paesi meno sensibili su questo tema. Il valore della sostenibilità, infatti, va declinato nei suoi tre aspetti: ambientale, economico e sociale. Valori, questi, che difendiamo e vogliamo promuovere».

All’inaugurazione a portare il saluto di Veronafiere, il direttore commerciale Raul Barbieri: «Abbiamo la conferma costante del ruolo centrale che il prodotto agroalimentare italiano recita da sempre nel mondo, Sol&Agrifood ne è un esempio. Veronafiere investe costantemente per dare voce e valore ai protagonisti di questo straordinario settore produttivo».

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Il direttore commerciale di Veronafiere, Raul Barbieri. Foto Ennevi

L’analisi emersa dal convegno

Al convegno è emerso che un consumatore su tre nel mondo è preoccupato dai cambiamenti climatici, dato rilevabile dalla relazione di Eugenio Puddu, Consumer Product Sector Leader di Deolitte Italia. Inoltre, l’ansietà maggiore dei consumatori si concentra su crisi economica e inflazione, poiché incidono fortemente sulla qualità del cibo. Il 26% degli italiani compra alimenti di qualità, contro il 22% che acquista prodotti low-cost. Il 37% degli italiani preferisce acquistare prodotti freschi, contro il 14% di prodotti elaborati. La salute e il benessere determinano, infatti, l’indirizzo di scelta: secondo la ricerca l’80% dei consumatori identifica la salute come variabile determinante per gli acquisti rispetto al prezzo e per il 91% degli intervistati, invece, è la sostenibilità. Ne è una conferma la disponibilità a spendere un premium price per i prodotti più sani e sicuri. Nonostante il 61% dei consumatori dichiari che il prezzo li influenzi di più della sostenibilità, il 78% degli intervistati italiani si dichiara disposto a pagare almeno il 5% in più per alimenti sostenibili, locali (79%), biologici e fair trade (76%). La scelta di prodotti sostenibili è preferita dai consumatori italiani rispetto alla media di quelli europei, dove in sette su dieci tra sostenibilità e prezzo scelgono quest’ultimo. Una tendenza che si fa largo anche tra le imprese, dimostratesi pronte a investire nei report di sostenibilità.

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L’agroalimentare italiano è però già pronto a raccogliere la sfida. «Anche se l’olivicoltura italiana è dominata da piccoli appezzamenti e da olivicoltori anziani – ha dichiarato Gennaro Sicolo, presidente di ItaliaOlivicola – questo non significa che manca sensibilità sulla sostenibilità. Certo gli olivicoltori vanno aiutati lungo questo percorso, sono l’ultimo anello della catena, dove si scaricano i costi ma non i ricavi. Anche i consumatori vanno aiutati a comprendere i valori dietro alla parola sostenibilità, da un lato l’Unione Europea promuove la sostenibilità e la tracciabilità, dall’altra mette a rischio i produttori facendo fare un passo indietro all’obbligo di vendere l’olio extra vergine d’oliva imbottigliato, aprendo la vendita dello sfuso».

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L’inaugurazione di Sol&Agrifood. Foto Ennevi

«Il più grande nemico dell’agroalimentare italiano siamo noi, purtroppo. Il Parmigiano Reggiano Dop è uno dei simboli del Made in Italy, un prodotto italiano che tutto il mondo ci invidia – ha commentato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano Dop – tanto per rispondere alle recenti polemiche del Financial Times. Le Dop come il Parmigiano Reggiano non sono immobili: sono frutto di secoli di miglioramenti, oggi anche sulla sostenibilità ed è tutto chiaro e trasparente, perché scritto sui nostri disciplinari di produzione, alla base del progetto che ha reso il Parmigiano Reggiano uno strumento di sviluppo del territorio del quale è espressione».

I prodotti che si dichiarano sostenibili in etichetta sono sempre di più, ma bisogna distinguere tra vero ambientalismo e greenwashing. «Prendiamo a prestito la traduzione di sostenibilità in francese: durabilità. È forse un concetto più semplice da comprendere – ha affermato Roberto Berutti, membro di gabinetto del Commissario all’agricoltura UE – produrre qualità dando futuro alle imprese e al pianeta. Un pensiero ricorrente del Commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, anche foriero di qualche antipatia, è che il modello agricolo italiano sia quello migliore per produrre valore (8.500 euro/ha in Italia contro 1.500 euro/ha della media europea). La Commissione europea non è insensibile al tema della sostenibilità, ha emanato documenti importanti sul tema ed è al lavoro per regolamentare la materia. Sappiamo che il mondo del commercio alimentare è veloce, vuole novità in continuazione, ma la Commissione europea vuole fornire un quadro normativo-giuridico certo, che riguardi tutta la filiera fino al consumatore, ma soprattutto di lungo respiro. Guardiamo al biologico. Il primo regolamento è del 1991. È stato aggiornato diverse volte ma i valori fondanti sono rimasti immutati».

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