Monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e vescovo delegato per i Problemi sociali e il lavoro, la giustizia, la pace, manifesta la sua opinione in merito alla costituzione di comunità energetiche a livello parrocchiale. «Se in ciascuna delle 25.610 parrocchie del nostro paese si costituisse almeno una comunità energetica per produrre 200 chilowatt, o facesse nascere più comunità che arrivano complessivamente a quella produzione di energia, avremmo dato il nostro contributo con 5,2 gigawatt di nuova produzione da fonti rinnovabili». Proprio il progetto di fondare migliaia di comunità energetiche è visto dalla Conferenza Episcopale Italiana, come una delle quattro “piste di conversione”.
«Vogliamo che tutte le comunità di fedeli in tutte le parrocchie italiane avviino un progetto e diventino comunità energetica, – ha ribadito il vescovo -. Si tratta di uno strumento di creazione di reddito che può sostenere i fedeli, parrocchie, le case famiglia, comunità locali come hanno già dimostrato alcune buone pratiche realizzate o in via di realizzazione sul territorio. Nello stesso tempo sono un’opportunità di rafforzamento dei legami comunitari che si cementano sempre condividendo scelte concrete per il bene comune».
Una di queste comunità è già in fase avanzata: si trova a Bologna, nella zona del Pilastro-Rovere. Si tratta infatti di un grande progetto che coinvolge oltre cinquemila persone, chiamato GECO (Green Energy Community), ora in stato di fermo a causa della normativa in fase di cambiamento.
Dopotutto, lo stesso Papa Francesco, nella sua enciclica Laudato Sì, invita a uscire progressivamente dalle fonti fossili, e a portare avanti questa richiesta è lo stesso Santoro, che da tempo si batte per delle chiese ecocompatibili ed ecosostenibili, come spiega nel suo manuale “Suggerimenti per il percorso di avvio delle Comunità energetiche”.
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