Protesta Amazon a Verona, i sindacati: «New economy, vecchio sfruttamento»

Anche i corrieri Amazon della sede di Verona hanno scioperato e manifestato questa mattina per protestare contro le condizioni di lavoro.

Picchetto di protesta davanti al magazzino Amazon della Zai di Verona sciopero
Picchetto davanti al magazzino Amazon della Zai di Verona

Corrieri Amazon in protesta oggi in tutta Italia, anche quelli della sede di Verona hanno scioperato e manifestato questa mattina.

In 150-200 hanno scioperato – secondo la stima fornita dai sindacati – e una loro rappresentanza, a partire dalle 7.30 del mattino, ha presidiato il magazzino Amazon sito in Zai a Verona, il quale tuttavia era praticamente sguarnito visto che i magazzinieri lavorano soltanto di notte.

Poi verso le 10 si sono spostati in piazza dei Signori dove, guidati dai segretari provinciali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti, hanno avuto un incontro con il capo di gabinetto della Prefettura di Verona, dottoressa Daniela Chemi, alla quale hanno consegnato una lettera unitaria rappresentativa delle gravi criticità aziendali.

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La Prefettura di Verona – fanno sapere i sindacati – si è impegnata a portare la vertenza all’attenzione del Mit, Ministero dei Trasporti, e del Mise, Ministero dello sviluppo economico, affinché si facciano carico di esercitare una pressione nei confronti dei vertici italiani di Amazon e avviare la contrattazione. Lavoratori e sindacati incassano inoltre l’impegno, sempre della Prefettura, a valutare la possibilità di istituire un tavolo regionale di confronto raggruppando in un’unica istanza le istanze provinciali di Verona, Padova e Rovigo.

Affermano i segretari generali di Cgil Filt, Fit Cisl e Uil Trasporti Verona Raffaello Fasoli, Gianluca Di Filippo, Samuela Benvegnù: «Nel “piccolo” magazzino veronese di Amazon lavorano dalle 500 alle 700 persone tra diretti, che sono un’infima percentuale una trentina di persone per lo più occupate in ruoli amministrativi negli uffici; lavoratori somministrati mandati dalle agenzie ad occuparsi del magazzino (150-200 unità a seconda dei picchi di lavoro), e personale viaggiante, dai 350-400 autisti dipendenti diretti di almeno cinque diverse aziende di trasporti in appalto, ma che rispondono tutti al medesimo “algoritmo” di Amazon».

Protesta Amazon
Da sinistra Francesca Tornieri Segretaria Cgil Verona, Luis Everton Da Silva e Raffaello Fasoli della Filt Cgil Verona

«New economy, vecchio sfruttamento» dicono i sindacalisti. «Nell’azienda di uno dei cinque uomini più ricchi del mondo i problemi non sono diversi da quelli che si riscontrano anche nell’ultima delle aziende o delle cooperative: mancata stabilizzazione di contratti a tempo determinato e somministrato; eccessivi carichi e ritmi di lavoro; incorretto inquadramento professionale del personale; importi inadeguati delle indennità di trasferta; assenza delle clausole sociali che garantiscono la continuità occupazionale dei lavoratori esposti a cambi d’appalto o di fornitori di servizi».

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«E poi ancora criticità che riguardano nello specifico gli autisti, come la mancanza di assicurazione a copertura dei danni ai mezzi; la questione delle franchigie che vessano i lavoratori; il mancato riconoscimento di buoni pasto; la mancata erogazione dei premi di risultato concordati e la mancanza di una specifica indennità Covid per quei lavoratori che hanno assicurato il loro servizio in costanza di pandemia».

Aggiungono Fasoli, Di Filippo e Benvegnù: «Diversamente dal caso Zalando/Fiege, a cui dobbiamo dare atto di una positiva apertura alle stabilizzazioni dei lavoratori e al riconoscimento del ruolo delle rappresentanze sindacali, Amazon continua in una inaccettabile politica di chiusura delle relazioni sindacali che non è positiva né per i lavoratori né tanto meno per il territorio. Proprio per questo i lavoratori attendono anche un segnale positivo da parte delle istituzioni locali. A che serve essere i più ricchi del mondo se poi nei territori si costruisce soltanto precarietà?».

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