Nanomnia, con sede a Zevio, è la prima azienda startup innovativa biotech che offre servizio di incapsulamento organico di composti attivi, per trattamenti mirati all’interno dei tessuti cellulari. Abbiamo intervistato Marta Bonaconsa, biologa molecolare, CEO di Nanomnia e ora finalista al premio GammaDonna per l’imprenditoria femminile.
È arrivata tra le finaliste del Premio GammaDonna, innanzitutto complimenti. Cosa significa per lei questo traguardo?
Sicuramente il riconoscimento del lavoro fatto da Nanomnia nel suo complesso. Dietro c’è una squadra molto forte che ha saputo fare un percorso in salita e ha saputo raggiungere grandi risultati. Come guida sono sempre stata consigliata molto bene, ho avuto degli ottimi mentori. È anche una soddisfazione quindi per chi mi ha accompagnato in questo percorso.
La tecnologia di Nanomnia può essere applicata in diversi ambiti. Pensando al Veronese si pensa all’agricoltura, quindi che riscontro può avere in questo settore?
L’agricoltura è il nostro primo settore di applicazione, pur noi essendo nati nel biomedicale. La prima applicazione è stata nella ricerca di base biomedica, trovando poi però un’applicazione di mercato da sfruttare in maniera concreta nell’agricoltura. Proprio da lì vengono i nostri principali clienti: l’incapsulamento di agrofarmaci aiuta ad aumentarne l’efficacia e diminuirne la dose e quindi gli effetti collaterali dannosi per l’ambiente, gli animali e il cibo che consumiamo. Nel concreto, stiamo lavorando sia per sviluppare insetticidi naturali, diminuire il dosaggio di erbicidi già utilizzati e l’incremento di altri prodotti con target specifici come ad esempio la cimice asiatica, un vero flagello per il nostro territorio.
Nel 2019 avete avviato una campagna di equity crowdfunding, riproposta anche quest’anno. Qual è stato il feedback?
Ha avuto una risposta inaspettata: è stata l’evento che ci ha resi imprenditori. Siamo passati da ricercatori puri a imprenditori. Abbiamo aperto due campagne in otto mesi, la prima ha dato un esito di più di 200mila euro e nella seconda tranche abbiamo ottenuto altrettanto. Con un totale di oltre 400mila euro, un traguardo difficile da raggiungere in Italia, per Nanomnia ha cambiato totalmente le regole del gioco. Abbiamo potuto allestire il laboratorio con un equipaggiamento e una strumentazione che ci ha resi il primo laboratorio in Italia completamente allestito con strumentazioni per nanotecnologie. Abbiamo potuto anche implementare le nostre risorse umane, un trend che si andrà a consolidare nell’avvenire.