L’industria manifatturiera veneta, una delle colonne portanti del Paese, con il 10,2% di aziende sul totale manifatturiero in Italia, nel III trimestre 2020 ha registrato 49.832 imprese attive, in calo dello 0,9% rispetto al 2019 e del -14,5% sul 2010 (la media nazionale è del -13). Nel 2018 Verona è, tra le province italiane, al quinto posto per interscambio manifatturiero; sempre nel 2018 l’export di tutta l’attività economica è aumentato del 1,2%, con un valore complessivo che supera gli 11 miliardi, il 18% dell’export regionale. Sul fronte import, Verona è la quarta provincia d’Italia, dopo Milano, Roma, Torino, complice la sua posizione strategica di accesso al mercato italiano.
I dati di Apindustria Verona
Renato della Bella, Presidente di Apindustria Verona, presenta così la panoramica del manifatturiero a Verona: «La situazione è differenziata a seconda dei settori merceologici, però può essere considerata non drammatica per il meccanico, edilizia, per una parte consistente del settore alimentare, del marmo e la commercializzazione e produzione di vino. In questi settori il calo medio è intorno al 20% di fatturato rispetto all’anno scorso e chiaramente gli imprenditori si stanno già preparando al fatto che quest’anno non ci saranno utili, e che quindi le aziende chiuderanno prevalentemente in pareggio. Però essendo solide da un punto di vista patrimoniale e finanziario riescono a reggere l’impatto del calo del 2020. Diverso discorso, per quanto riguarda per esempio l’automotive nel metalmeccanico, che sono stati registrati alcuni cali più consistenti, intorno al 35-40%, e le filiere legate al tessile e parzialmente al legno, nel senso che una parte delle aziende del comparto legno è riuscita a reggere, mentre una parte Ho.re.ca. ha avuto cali più marcati. Tessile e legno e una parte legata al settore Horeca hanno subito cali notevoli».
Secondo i dati illustrati dal direttore Lorenzo Bossi, il manifatturiero di Apindustria Verona è così suddiviso: 43% metalmeccanico, circa il 5% di alimentare, 5% legno, inteso come mobilifici, lapideo 11%, grafica 5%, chimica 6%, informatica 3%, tessile e calzaturiero 5% e servizi alle imprese 18%, strettamente collegati alle imprese stesse.
Il lockdown e la manifattura
Nei primi tre mesi di chiusura i comparti più colpiti in termini assoluti sono stati la manifattura, che ha perso 13 miliardi di euro di fatturato, il commercio, che ne ha persi 7,5, e le costruzioni con una perdita di 1,7 miliardi di euro. Questi i dati emersi durante la prima giornata del “Compraverde BuyGreen”, forum regionale giunto alla sua quarta edizione ed inaugurato nel Palazzo della Regione (Grandi Stazioni) a Venezia. All’interno del manifatturiero si registrano perdite per l’industria della meccanica (-136, in particolare la fabbricazione di prodotti in metallo), del legno-arredo (-55, in rallentamento anche le unità locali) e del sistema moda (-38). Stazionaria l’industria alimentare e delle bevande (-6).
«Il Covid-19 ha generato una crisi globale, che può “mordere” più a fondo e pericolosamente per la sopravvivenza dell’azienda, e questo dipende anche da quanto impreparati si è arrivati alla stessa, se l’azienda porta dietro di sé problemi atavici irrisolti o una finanza gestita poco oculatamente – ha dichiarato Gian Andrea Oberegelsbacher, Socio e AD dello Studio Temporary Manager –. La crisi può essere una fonte di stimolo per riguardare alla propria realtà con occhi esterni e non coinvolti affettivamente, per risolvere non solo la gestione della crisi attuale, ma i problemi perduranti insiti in ogni impresa e difficili da risolvere da chi ci lavora dentro, con approcci più manageriali. In questi casi è importante avere alla guida manager esperti, in grado non solo di rilanciare l’azienda, ma anche di dare nuovi stimoli all’imprenditore stesso».