Gli incentivi al risparmio e la loro stretta correlazione alla lotta all’evasione fiscale, un problema ormai radicato nel contesto italiano e mai affrontato con decisione dalla classe politica negli ultimi anni, sono tra i punti fondamentali del nuovo programma Italia Cashless, sia tramite l’iniziativa di Cashback che tramite la Lotteria degli Scontrini. Il mese di dicembre sarà la fase “sperimentale” del cash back e darà diritto a un extra-cashback da massimo 150 euro sugli acquisti di Natale, soldi che saranno accreditati sul conto corrente a partire da febbraio. A gennaio si entrerà invece a regime con due rimborsi l’anno da 150 euro, ogni sei mesi, e due “super cashback”, cioè due rimborsi da mille e 500 euro per i primi centomila cittadini che faranno più transazioni.
Nonostante l’iter labirintico e burocratico per accedere ai servizi, l’iniziativa ha di per sé il nobile intento di risollevare l’Italia da una condizione di grave arretratezza in cui versa: secondo le stime della BCE siamo infatti tra gli ultimi Paesi in Europa per via di pagamenti elettronici, seppure lo Stivale si sia caratterizzato da qualche timido segnale di miglioramento in questo periodo di emergenza sanitaria. L’arretratezza italiana rispetto al resto dell’Europa in termini di pagamenti elettronici è dunque confermata dai dati pubblicati lo scorso settembre dalla BCE stessa, dai quali emerge un quadro tutt’altro che roseo: nel 2019 l’Italia ha registrato circa 77 transazioni pro-capite con carte di pagamento (+17%), classificandosi solamente al 24° posto (di 27) e perdendo una posizione in favore della Grecia (77,2). Dietro di noi solo Germania (76,1), Bulgaria (43,4) e Romania (30,1). Ad aggravare ulteriormente il quadro generale, il gap con i Paesi europei più virtuosi in termini di pagamenti digitali è enorme. Nelle prime tre posizioni figurano i paesi scandinavi dell’Unione, nell’ordine, Danimarca, Svezia e Finlandia, che nel 2019 hanno contato, in media, 370 transazioni pro capite annue, quasi cinque volte il numero registrato dall’Italia.
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Cashback
Il cashback prevede la restituzione del 10% di quanto speso per i consumi in negozio. Sono dunque esclusi gli acquisti online, per i quali il pagamento in contanti è poco utilizzato e in molti casi neanche possibile. Stando alle ultime indiscrezioni i rimborsi avverranno su base semestrale, con limiti sia di valore sia di numero delle transazioni. Saranno necessarie almeno 50 operazioni a semestre in modalità cashless per una spesa complessiva fino a 1.500 euro. I consumatori potranno quindi ricevere fino a 150 euro ogni sei mesi, 300 euro in un anno. Nella pratica, la gestione del cashback dovrebbe essere affidata all’applicazione IO, la stessa usata anche per il Bonus Vacanze. Gli interessati dovranno registrarsi al programma tramite Spid e indicare il proprio codice fiscale e le carte o le app che si intende utilizzare, oltre all’IBAN sul quale si desidera ricevere l’eventuale rimborso. Questo percorso prevede dunque una certa dimestichezza con gli strumenti digitali: un incentivo ad evolversi, restare al passo con i tempi e mantenere viva la concentrazione per tutta la durata della registrazione al portale. Una tendenza forse poco italiana.
Super cashback
Una misura più controversa è il super cashback: un premio da tremila euro che verrà riconosciuto ai primi centomila cittadini che useranno maggiormente gli strumenti di pagamento elettronici. Per ottenere il premio conterà il numero di operazioni effettuate, non l’importo speso. Tuttavia, il rischio di premiare coloro che già utilizzano questi strumenti quotidianamente è molto forte e in contrasto con l’obiettivo dell’intero piano di avvicinare ai pagamenti elettronici coloro che oggi utilizzano maggiormente il contante. Afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo: «Nei prossimi due anni le risorse necessarie per finanziare il cashback ammonteranno a 4,7 miliardi di euro. Una spesa smisurata che tutti gli italiani saranno chiamati a pagare per incentivare l’utilizzo della moneta elettronica, concorrendo così alla riduzione dei pagamenti in nero effettuati con il contante. Nella pratica, però, sarà un provvedimento che favorirà soprattutto coloro che possiedono una elevata capacità di spesa. Persone che, secondo le statistiche, vivono nelle grandi aree urbane del Nord, dispongono di una condizione professionale e un livello di istruzione medio-alto. Insomma, una misura a vantaggio dei ricchi, ma pagata con i soldi di tutti. Un modo veramente molto singolare di combattere l’evasione fiscale».
Lotteria nazionale degli scontrini per esercenti e consumatori
L’ultimo incentivo previsto è l’ormai celebre Lotteria nazionale degli scontrini, che prenderà il via dal 1° gennaio 2021. Alla lotteria possono partecipare tutti i cittadini maggiorenni e residenti in Italia che acquistano beni e servizi. A seguito delle novità introdotte dalla legge di bilancio 2021, i consumatori potranno partecipare solo ed esclusivamente se effettuano gli acquisti con strumenti di pagamento elettronici. Per partecipare è necessario fornire all’esercente il proprio “codice lotteria”, ottenibile inserendo il codice fiscale sul “Portale lotteria”. L’iter appare dunque più semplice, anche per chi non ha grande familiarità con la tecnologia, e può essere un valido alleato nella lotta all’evasione.
In conclusione, il buon proposito per il 2021 è quindi quello di un Paese in cui non si guarda più con sospetto all’innovazione, in cui il sistema governativo non “obbliga” più al nero per arrivare a fine mese, in cui si abbandona il contante e in cui ci si rende più autonomi con le transazioni e le operazioni online, e in cui magari la famigerata coda alle Poste e in Banca si potrà finalmente ridurre.