Dichiara Sandro Gini, presidente del Consorzio Tutela Vini Soave: «Se partiamo guardando alla situazione prima della vendemmia, quest’anno l’andamento stagionale è stato molto buono: con l’alternarsi di piogge regolari e una temperatura calda ma non eccessiva, la maturazione dell’uva è stata perfetta».

Prosegue Gini: «Con l’arrivo di settembre e delle trombe d’aria catastrofiche, che hanno causato un danno mai visto nella storia, circa 150 ettari di vigneto sono stati rasi al suolo, anche quelli più ancorati e robusti e soliti. Sono stati colpiti soprattutto quelli nella zona di Montecchia di Crosara e di Castelcerino, di Roncà e Colognola. Siamo anche un po’ preoccupati per il futuro».

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Il presidente si è espresso anche sulla qualità delle uve: «Si parla di un’ottima qualità. Siamo molto contenti perché, anche se inizialmente c’erano state delle preoccupazioni a livello sanitario, la maturazione è andata avanti e la gradazione zuccherina delle uve ha raggiunto un punto ottimale. Con la vendemmia abbiamo portato a casa delle ottime uve: in generale, possiamo dire che, in Veneto e anche a Verona, abbiamo avuto un’ottima produzione».

Nella vendemmia, prosegue Gini, «si è visto subito che i viticoltori che si appoggiavano a persone provenienti dall’est (Romania, Polonia, Macedonia) hanno avuto difficoltà ad entrate come invece facevano gli altri anni. Si è avuto un incremento di manodopera da parte di indiani che erano già stanziati in Italia e anche ad altre cooperative che si sono avvalse di personale proveniente dall’Africa».

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Da ultimo, il presidente commenta il calo delle vendite sul territorio nazionale: «Il Soave ha mantenuto molto bene la posizione nel 2020: siamo contenti e soddisfatti, ma anche preoccupati per la chiusura del canale della ristorazione, delle enoteche e dei bar. Arrivano lettere di importatori che lavorano in altri stati, soprattutto negli Stati Uniti (dove il nostro mercato era molto importante): questo oggi fa molto riflettere, perché anche là sono nelle nostre condizioni e hanno un clima molto teso, di cui risentiamo anche noi, perché i locali non lavorano più come una volta».