BeeerEat Fest: cibo gourmet su ruote

A metà maggio, tra le mura dell’Arsenale di Verona, la birra artigianale ha incontrato il cibo di strada. Una tre giorni per conoscere lo sfaccettato mondo dei sapori italiani e le nuove possibilità che l’artigianato del gusto può  offrire ai giovani di oggi.

Non facciamoci ingannare dal nome inglese. I food truck, i camioncini che sfornano panini, hamburger, cartocci di fritto o piatti vegani, sempre e solo su quattro ruote, sono solo un nuovo mezzo, arrivato dall’America, per far conoscere una delle nostre grandi eccellenze: il cibo. Che sia di strada, gourmet, regionale o contaminato da sapori lontani.

Comparsi oltreoceano alla fine del 1800, da allora questi chioschi ambulanti ne hanno fatta di strada, finendo per attirare l’attenzione di grandi chef stellati.

In Italia il fenomeno non è ancora radicato come all’estero ma i ristoranti itineranti si stanno pian piano muovendo lungo tutto lo Stivale, e sono arrivati anche a Verona per fare tappa, nel weekend del 15 16 e 17 maggio, all’Arsenale, in riva alle acque di un placido Adige.

«Con questa prima edizione di BeerEat Fest- ci raccontano gli organizzatori della manifestazione –  abbiamo voluto dare risalto agli artigiani del gusto e con essi ai prodotti che sono frutto del loro impegno, della loro costante ricerca e dedizione per la qualità». Per l’occasione, infatti, i protagonisti indiscussi sono stati i 25 birrifici artigianali provenienti da tutta Italia e gli 8 camioncini che hanno portato i gusti nazionali e internazionali nel cortile dell’Arsenale.

«Portare a Verona, città rinomata per i suoi vini- prosegue lo staff di BeerEat Fest- un evento come questo ci è sembrato particolarmente significativo. L’idea diffusa è che ci siano tanti vini e una sola birra, quella industriale che acquistiamo sugli scaffali del supermercato. Al contrario, la birra artigianale, o meglio, le birre artigianali, sono moltissime e in ognuna di esse, nei suoi aromi, nelle sue note, si possono percepire le intenzioni del mastro birraio».

In questo percorso del gusto, è facile quindi finire a sorseggiare una Obice, birra ambrata con profumi di arancia e resina, creata dal birrificio Barbaforte di Folgaria, e accompagnarla a un saporito panino con la salsiccia toscana di Il Torello,  food truck fiorentino che offre hamburger di chianina, con la colorita parlata toscana.

Una volta saziata la nostra golosità culinaria però, è rimasto un altro tipo di curiosità.

Quali sono le opportunità che il mondo dello street food può offrire oggi? E quali sono i passi da seguire per avviare questo tipo di attività?

Tra uno stuzzichino e l’altro, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Massimo Grobberio, veronese di origini calabresi, che a bordo della sua Apeperoncino, apetta Piaggio che unisce la tradizione calabra al veganesimo, percorre da anni le vie del gusto italiano.

«Avviare un food truck– ci spiega Massimo- è piuttosto facile e i tempi sono abbastanza snelli: basta rivolgersi al proprio comune di residenza e richiedere l’apposita autorizzazione che consentirà l’esercizio su tutto il territorio nazionale. Chiaramente, per poter lavorare nel settore alimentare, sarà poi necessario aver frequentato dei corsi per la somministrazione di alimenti e bevande e rispettare i requisiti igienico-sanitari anche nell’allestimento del camioncino vero e proprio».

Ed è anche qui, nell’allestimento, che si vede l’identità di chi sta dietro al bancone a servire: si passa dal lucidissimo nero di Phil’s con le sue carni americane al delicato ocra di Ape Scottadito, truck specializzato in piatti abruzzesi che ricorda, anche nel suo allestimento, il colore dei cartocci di olive ascolane che offre ai più golosi.

«La spesa maggiore- prosegue Massimo- è data dall’allestimento: recuperando un’Ape Piaggio d’epoca, come ho fatto io, è possibile rimanere entro i 10.000 euro, ma in media, con allestimenti più sofisticati, la spesa si aggira intorno ai 20/25.000 euro. A quel punto, si è pronti per partire! L’estate scorsa ho macinato 1300 km lungo tutta la penisola per portare, in giro per l’Italia, friselle, panini e dolcetti. Questa è la parte migliore di questo lavoro: il dinamismo che una professione come questa garantisce». E un lato negativo, c’è? «Beh, il lato negativo è questo», conclude Massimo, indicando la pioggia che ha battezzato l’apertura della manifestazione. Pioggia che ha portato fortuna perché BeerEat Fest è già finito, e ci ha lasciati tutti con l’acquolina in bocca!