Air Dolomiti torna a volare. Eberhart: «Ci siamo commossi»

Alle 10.05 di questa mattina l'Embraer da 120 posti della compagnia veronese ha spiccato il primo volo dopo lo stop per il Covid-19, destinazione Francoforte. Abbiamo raccolto la testimonianza del presidente Joerg Eberhart.

Un decollo diverso dagli altri. Un decollo partito dall’aeroporto Catullo, di nuovo operativo, dopo mesi di stop dei voli a causa dell’emergenza Coronavirus. Questa mattina alle 10.05, come annunciato nei giorni scorsi, Air Dolomiti ha riacceso i motori di uno dei suoi 15 Embraer da 120 posti e ha spiccato il primo volo dell’epoca post-Covid-19, destinazione Francoforte. Una ripartenza che sa di liberazione, di speranza, di gioia. Abbiamo intervistato il presidente e CEO della società italiana del Gruppo Lufthansa, Joerg Eberhart, il quale non ha nascosto l’emozione del momento, ma ha parlato anche di sicurezza e di futuro.

Presidente, partiamo subito dall’attualità, il Catullo è stato oggetto di molte discussioni e di dibattiti politici per la sua chiusura prolungata rispetto ad altri scali italiano. Qualche giorno fa il nulla osta definitivo anche da parte del Ministero (anche se c’era già quello di Enac) e oggi i primi voli della vostra compagnia. Può avere anche un valore simbolico questa ripartenza, per voi, per la città di Verona e per tutto il comparto?

Certamente sì, partiamo oggi con il collegamento su Francoforte che verrà proposto quattro volte la settimana: giovedì, venerdì, sabato alle 10.00, la domenica alle 17.00. Si tratta di un collegamento molto importante perché mette in connessione la catchment area veronese con i più importanti hub d’Europa. Le prime prenotazioni sono incoraggianti, per i primi cinque voli da Francoforte a Verona abbiamo già un fattore di riempimento tra il 50% e il 70%.

Come mai avete scelto proprio questa data, il 18 giugno? Avete dovuto aspettare qualche autorizzazione particolare?

Da una parte, come ha già menzionato lei, c’era il tema del distanziamento a bordo, che dal 15 giugno non c’è più. Abbiamo inoltre dovuto aspettare le regole relative allo spostamento delle persone, sia fra le regioni sia fra i Paesi esteri, permesso dal 3 giugno scorso. Non lo sapevamo prima e avevamo bisogno di un certo periodo di pianificazione.

Che sensazioni o emozioni ha provato questa mattina, alle 10.05, quando il vostro Embraer con destinazione Francoforte ha preso il volo?

È stato un momento emozionante, ci siamo tutti commossi soprattutto dopo questo periodo di lockdown. Vale non solo per me, ma anche per i nostri dipendenti che sono stati fermi, molti dei quali sono ancora a casa. Un’operazione di questo genere, una ripartenza, dà uno spiraglio di speranza anche a tutti noi. Credo che la motivazione sia un tema molto importante, sappiamo tutti che il lockdown ha sicuramente avuto anche un certo impatto psicologico.

Un Embraer 195 di Air Dolomiti in uscita dall’hangar

L’emergenza Coronavirus, non ancora del tutto superata, ha ridimensionato o modificato i vostri piani di sviluppo pre Covid-19?

Certamente, abbiamo in sospeso tutti i progetti che prevedevano un certo tipo di finanziamento. Inizialmente la liquidità era scarsa, abbiamo dovuto fare i conti con un periodo di stop di non conoscevamo e abbiamo realizzato una pianificazione anche sulla liquidità. Tutti gli investimenti sono stati sospesi, spero che pian piano si possano riprendere tutti i nostri progetti, anche se dipende da come evolverà la situazione.

Lei ha giustamente ricordato che dal 15 giugno è stato sospeso l’obbligo del distanziamento. Ma quali contromisure ci sono all’interno dei vostri mezzi, per contenere l’eventuale rischio di contagio?

Fin dal principio ci siamo dotati di guanti protettivi e mascherine per tutto il personale, le mascherine sono obbligatorie anche per tutti i nostri passeggeri. Distribuiamo salviette rinfrescanti antibatteriche e, come è già forse noto a tanti passeggeri, l’aria in un aeromobile è abbastanza pulita, paragonabile a una sala operatoria, in cui molto spesso viene cambiata l’aria. L’aria si sposta dall’alto verso il basso e questo prevede una ulteriore tutela.

Nei giorni scorsi ha incontrato alcune autorità politiche veronesi, in particolare un parlamentare e un europarlamentare. Al di là delle varie correnti di pensiero o dei giudizi espressi sul Catullo, secondo lei tra le parti coinvolte c’è la volontà di far tornare lo scalo scaligero ad una posizione di rilievo nel panorama nazionale?

Assolutamente sì, ho la sensazione che tutte le persone coinvolte, sia i colleghi dell’aeroporto Catullo sia anche politici e autorità, abbiano lo stesso obbiettivo, quello di riprendere il più presto possibile. Il Catullo ci ha anche dato una mano per questa operazione su Francoforte, con loro c’è stata un’ottima collaborazione e ritengo che, quando facciamo squadra, sia sempre possibile raggiungere anche traguardi non previsti. Questo è un altro esempio di una collaborazione a 360 gradi.

Vogliamo ricordare anche alcuni numeri della vostra Compagnia, che ha sede proprio a Verona e dà lavoro a tante persone creando un indotto importante e strategico per la nostra città.

Siamo quasi 800 persone a lavorare in Air Dolomiti, l’anno scorso il numero dei passeggeri è stato intorno ai 2,5 milioni. Come forse saprete, abbiamo una flotta di quindici Embraer, con 120 posti ciascuno. Siamo una realtà media per questa zona, collegata al territorio, un’azienda veronese al 100%.

Un aereo della flotta Air Dolomiti

Oggi, dicevamo, la ripartenza. Quali sono gli orizzonti futuri di Air Dolomiti?

È un po’ difficile prevedere il futuro, per l’anno prossimo e anche per il 2022 nessuno sa quale sarà la quota, dipende tantissimo dalla domanda, dalla fiducia dei consumatori e dallo sviluppo del virus. Se si trovasse un vaccino, questo cambierebbe la situazione da un giorno all’altro. Vorremmo in primis superare questa crisi, tornare alla capacità che avevamo prima dell’emergenza Coronavirus, con quindici aeromobili, ma temo che il prossimo anno sia prematuro per tornare a pieno regime.

Per chiudere, una sua riflessione particolare su questo periodo che abbiamo appena attraversato.

Coltivo la speranza che ci sia un impatto, positivo, se siamo disposti a imparare da questo periodo. Abbiamo avuto un’esperienza unica, che ci permette di pensare forse in modo diverso al paradigma della crescita, di pensare più alla società, di essere più responsabili.