Assessore Pan: “Possibile un ministro veneto dell’agricoltura”

«Se tutto andrà bene, il ministro dell’agricoltura sarà veneto». Così l’assessore regionale Giuseppe Pan alla serata organizzata giovedì da Verona Network nella sede di Verona Mercato. «Serve qualcosa di più. – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Verona Claudio Valente – Il nuovo governo dovrebbe istituire il ministero del cibo». «Più equilibrio tra gli stati europei e maggiori fondi alla ricerca» ha incalzato Paolo Ferrarese di Confagricoltura. «Buon senso e spazio ai giovani» ha aggiunto Andrea Lavagnoli di CIA Verona.

Un ministro dell’agricoltura veneto. Più che un auspicio, potrebbe diventare presto una realtà. A confermarlo è stato l’assessore regionale Giuseppe Pan, intervenuto giovedì sera nella sede di Verona Mercato, ospite della quarta edizione degli Stati generali dell’agroalimentare e della sostenibilità organizzati dall’associazione Verona Network e patrocinati proprio dalla Regione Veneto.

Un incontro che ha visto la partecipazione di molti ospiti, tra cui i presidenti delle principali associazioni di categoria del settore agricolo: Coldiretti, Confagricoltura e CIA.

«Se tutto andrà bene, il prossimo ministro dell’agricoltura potrà essere veneto. –  ha affermato l’assessore – Costituire una “filiera politica” che da Roma sale direttamente a Venezia sarebbe utile per portare a casa le tante battaglie degli agricoltori della nostra regione e darebbe un bel impulso, se pensiamo anche alla nutrita rappresentanza di parlamentari veneti e veronesi scesi in queste ore a Roma, anche all’autonomia regionale che rimane per noi sempre un obiettivo primario».

Un settore, quello agroalimentare, che in Veneto vale quasi 6 miliardi di euro (dati Veneto Agricoltura 2017). Su 85.910 imprese attive a Verona, 16.294 (18,35%) sono nell’agroalimentare. Di queste 3.186 sono a conduzione femminile (16.8%) e 773 (4.9%) di giovani sotto i 35 anni.

«In Veneto  siamo primi produttori nazionali di uva e vino con circa il 35% del totale nazionale. – ha aggiunto Pan – Siamo secondi nella zootecnia con eccellenze riconosciute a livello europeo nelle carni bianche. Terzi nella produzione di latte, quinti o sesti nella produzione di frutta. Certo, ci sono delle colture in crisi come il riso e il tabacco, e proprio a questi segmenti che fanno parte della nostra tradizione, cerchiamo di dare il massimo supporto con una politica regionale che tende sempre alla salvaguardia dei produttori e dei coltivatori».

«Speriamo che il nuovo ministro sia veneto, e magari veronese – ha aggiunto Claudio Valente, presidente di Coldiretti Verona – ma che non sia solo ministro dell’agricoltura. Oggi ragionare in termini puramente agricoli non ha più senso. Il Pil dell’agricoltura è stato ampiamente superato dal Pil dell’agroalimentare. Dobbiamo capire che l’agricoltura è una branchia di un settore molto più grande e articolato e per questo, da tempo, noi di Coldiretti proponiamo l’istituzione di un ministero del cibo».

«Oltre a questo, invitiamo da tempo anche i nostri associati a “cambiare pelle”, aggiornando il loro modus operandi che non è più quello di vent’anni fa. Insistiamo sull’importanza delle certificazioni ambientali, di processo, quelle che hanno un risvolto sociale per garantire il benessere loro e dei consumatori. – ha concluso Valente – E poi insistiamo con la  politica nazionale, ed europea, affinché possa difendere e tutelare con regole certe chi produce e commercia in modo leale, utilizzando un’etica e una sostenibilità così come suggerito da Papa Francesco nella sua meravigliosa Laudato sì».

«Sono d’accordo con il presidente Claudio Valente – ha aggiunto Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona – Servono regole chiare, anche all’interno della stessa Unione europea dove sappiamo benissimo che ci sono stati che sfruttano la manodopera falsando i prezzi di mercato».

«Non vi è dubbio che il settore agricolo si è impoverito, basti pensare che 50 anni fa, con un quintale di frumento, si pagavano 60 ore lavorative di un operaio, oggi se tutto va bene, se ne pagano due. È vero anche che una volta si producevano 15 quintali a ettaro, oggi il doppio o il triplo, ma la proporzione è sempre a sfavore dell’agricoltore che ha visto ridursi drasticamente anche la marginalità. Nonostante questo, il settore agricolo ha sostenuto per lungo tempo il paese, fornendo derrate, materie prime per l’industria agroalimentare e assorbendo l’inflazione».

«L’agricoltura del futuro si dovrà sostenere su tre gambe. –  ha concluso Ferrarese – Quella economica, ambientale, cioè produrre meglio, con qualità, per essere competitivi sui mercati esteri, e per farlo abbiamo bisogno della ricerca. Ambito, quest’ultimo, sui cui la politica deve necessariamente intervenire con finanziamenti ad hoc».

«In agricoltura abbiamo l’età media più alta in Europa – ha aggiunto Andrea Lavagnoli, presidente CIA Verona – È necessario ripensare questo settore, ammodernarlo, per allargare le maglie con maggiore occupazione, con investimenti nell’innovazione e nella ricerca, con sinergie territoriali, incentivando il turismo agroalimentare. Mi rammarica la sufficienza con cui sono stati eliminati i voucher, che in agricoltura non hanno lo stesso valore rispetto ad altri settori, senza trovare un’alternativa valida che possa aiutarci nel nostro lavoro».

Ad aprire il convegno era stato il presidente di Verona Mercato, Andrea Sardelli, appena tornato dalla fiera di Berlino dove ha potuto verificare di persona il successo dei prodotti agroalimentari italiani all’estero, seguito dai saluti e dall’intervento dell’assessore alle attività commerciali del Comune di Verona, Francesca Toffali.

Intervenuti nel corso della serata anche Gianni Bruno di Veronafiere, che ha spiegato le tante novità della 52 esima edizione di Vinitaly che inizierà il 15 aprile e i dettagli di Vinitaly and the city «manifestazione di collegamento con la città», Luca Cielo direttore generale di Gruppo Collis Veneto e Daniele Salvagno, presidente del Consorzio olio veneto Dop.

A chiudere il convegno è stato Paolo Merci, direttore di Verona Mercato.