È stata la Verona del futuro il tema cardine dell’intervista al presidente di Confindustria Verona, Raffaele Boscaini, ospite del direttore Matteo Scolari per la trasmissione “Squadra che Vince” insieme al presidente di ANCE Verona, Carlo Trestini.
Verona 2040, di cosa stiamo parlando?
«Stiamo parlando di un progetto che è iniziato con il mio predecessore, il dottor Bauli, insieme con ANCE Verona per fare una mappatura e poi una riorganizzazione, ed eventualmente una “proposta”, di tutto quanto attiene a Verona città e alla sua provincia. Un’idea che le imprese hanno voluto per restituire qualcosa al proprio territorio. La cosa che contraddistingue questo progetto, che non è operativo ma è suggestivo, è che Verona 2040 è “un’impresa di tutti” e questo credo che sia il senso più intimo di questa novità, ossia la corresponsabilità, dobbiamo, noi come imprese, costruttori edili ANCE, cittadini, amministrazioni e tutte le parti sociali, sentirci corresponsabili di un progetto».
Quali sono i campi principali di questa partita Verona 2040, su quali ambiti si concentra il progetto in particolare?
«Sono tematiche molto attuali, la sostenibilità, l’utilizzo del suolo, gli sprechi, ma la cosa che mi premi più sottolineare è che è un progetto e dietro c’è un metodo, il fatto di andare a misurare prima le performance attuali della nostra città nell’ambito italiano ma anche europeo, perché se volgiamo migliorare qualcosa dobbiamo avere prima un metodo per vedere l’efficacia dei nostri interventi. Siamo partiti da un’analisi puntuale che è già al secondo step di aggiornamento. Le tematiche sono varie. Quella che potrebbe interessare di più alle imprese è quella delle infrastrutture, ma si parla anche di giovani, di lavoro, di attrattività della nostra città e che le persone, i cittadini possano non solo viverci e rimanerci bene, ma aver voglia di venire in una città come la nostra. In questo senso, circa un anno fa, l’assemblea privata che si è tenuta in Evotec qui a Verona l’amministratore delegato disse una cosa molto importante: “Abbiamo scelto Verona perché qui ci sono competenze, e le competenze se non ci sono vengono volentieri”. Questa è una grandissima affermazione di un futuro possibile per Verona».
Una città che ha bisogno di mano d’opera straniera. Siete anche coinvolti con una modalità intelligente per far questo con dei progetti legati al sociale con il coinvolgimento di persone rifugiate e non solo. Questo è un tema un po’ scomodo alcune volte trattare, però bisogna essere realistici, serve mano d’opera da altri Paesi in certi casi.
«Sappiamo tutti la situazione demografica italiana. D’altra parte, se guardiamo i numeri, abbiamo una piena occupazione a Verona, questo significa un bellissimo risultato, ma significa che non c’è possibilità di assumere ulteriori persone, quindi non c’è altra strada che un’immigrazione che possa fornire mano d’opera e risorse umane per le nostre imprese. Si menzionava il tema dei rifugiati, Confindustria e ANCE hanno sviluppato questa collaborazione con la commissione per i rifugiati delle Nazioni Unite, per cui si possono ricevere questi rifugiati formali e poi inserirli nel mondo del lavoro».
Dal punto di vista delle infrastrutture, sono tante le partite che ci giocheremo nei prossimi anni e che saranno probabilmente determinanti per il futuro di questa città.
«Sono tanti i progetti che finalmente prendono il via. Su tutte c’è il grande progetto della Marangona che ha tutte le caratteristiche per diventare la Verona di domani, dove si possono inserire tutte le cose che abbiamo che abbiamo ritenuto fossero necessarie per la nostra città, dalle infrastrutture per le imprese ma anche per chi queste imprese poi le abiterà, nel senso di persone, giovani, studenti che possono vivere in una città con tutte le necessarie tecnologie e sistemi socio-economici che una città moderna deve avere».
Per il pubblico che magari non conoscesse ancora l’idea di sviluppo che riguarda la zona della Marangona, è stata individuata come una zona per creare un modello innovativo?
«È stata individuata intanto per la posizione geografica, al sud e ben interessata dalla ferrovia e dalle altre infrastrutture di comunicazione, e questa potrebbe essere la vocazione per la futura espansione della nostra città. Un’altra cosa che è importante sottolineare è che da queste misurazioni abbiamo visto che ci sono anche degli aspetti negativi dei quali c’è veramente una necessità di miglioramento, parlo di situazioni di indigenza, di criminalità, qualità dell’aria e dell’acqua, che preoccupano e in una città che cresce sono considerate “normali”, ma non dobbiamo accettare questo come risposta e sul tema della corresponsabilità dobbiamo mettere in campo tutte le energie per risolvere queste situazioni».
A metà giugno Confindustria ha comunicato il primo report trimestrale, la produzione industriale ha un segno leggermente negativo. Tutto sommato il bilancio è buono, a parte questo segno negativo che parla di un primo trimestre che entra in campo negativo per uno 0,93%.
«La cosa che è corretto osservare è che sono comunque numeri che ci mettono in alto rispetto nella classifica rispetto all’Italia e all’Europa e questo è un bene. Un altro aspetto che mi fa vedere il bicchiere mezzo pieno è che nonostante la preoccupazione delle imprese intervistate, la propensione è quella di continuare a investire e questo non fa altro che farci pensare bene».
Parlando di 2040, questo progetto nasce anche per i giovani e quindi vanno necessariamente coinvolti. Confindustria in più occasioni cerca di essere presente tra i giovani, no?
«Assolutamente. Tra l’altro c’è anche un raggruppamento giovani di Confindustria al quale ho affidato come delega le nuove professioni, perché sono quelle che saranno pane quotidiano della futura classe dirigente della città. Per esempio per la fiera Job Orienta è stato fatto un grande lavoro, sono stati incontrati tanti giovani e si sono fatti incontrare con le aziende, perché possano toccare con mano quella che potrebbe essere la loro professione. Tutto questo che va oltre a quello che viene fatto, molto bene, dalla scuola».
2040 sembra tanto distante però sappiamo che il tempo vola. Quindi c’è da fare sintesi il prima possibile e cercare di spingere.
«In questo senso devo sottolineare l’ottimo rapporto con l’amministrazione che si è venuto a creare fin da subito. Penso che l’oggettività portata dai numeri come quelli di Verona 2040 sia utile a tutti. Cime diceva prima Trestini ci sono tanti progetti ma magari non collegati. Già metterli tutti sul tavolo allora si riesce a comporre questo puzzle e magari scartare qualche pezzo che non serve».
In questa partita che peso ha la politica secondo lei, presidente?
«Ho sempre avuto l’idea che a livello locale la politica se conta poco è meglio, ma più una buona amministrazione, quello credo che sia utile. La politica ho paura che delle volte possa fare qualche sgambetto o legare delle cose quando è quella partitica. Quando invece è una politica votata alla crescita, senza badare tanto ai colori allora siamo d’accordo».
Però per la politica più illuminata a tutti i livelli, nazionale, locale, regionale, il progetto 2040 potrebbe essere un’agenda. Forse l’obbiettivo è anche quello, di indicare una direzione che parte dal basso.
«Quello che ci tengo a sottolineare, non è che sia una direzione obbligata, però questi dati ci sono e sono assolutamente tenuti in debita considerazione, basta leggere i giornali normalmente e i riferimenti sono molti».
Guarda l’intervista:
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