“L’Arte della memoria –Il Cimitero Monumentale, museo a cielo aperto” è il titolo della mostra che, fino al 20 ottobre, riempirà gli spazi della Gran Guardia con i cento scatti realizzati dai professionisti Sirio, Alessandra e Filippo Tommasoli, per rievocare insieme alla pubblicazione scientifica di Maddalena Basso e Camilla Bertoni, le memorie di un luogo sacro per tutti noi. La mostra, inoltre, si inserisce in un più ampio progetto di riqualificazione e valorizzazione dei cimiteri monumentali europei.
«Lo studio fotografico della mia famiglia, Studio Tommasoli – ci ha spiegato Filippo Tommasoli – ha una lunga storia, che prende avvio nel 1906. Oggi è uno fra gli studi, ancora attivi, più antichi d’Italia. Abbiamo sempre tenuto la nostra base a Verona, ma abbiamo lavorato molto in tutto il territorio nazionale, anche all’estero. Io faccio parte della quarta generazione di fotografi».
«Le fotografie esposte in Gran Guardia sono un centinaio e per realizzarle ci sono voluti all’incirca quattro mesi, tra la primavera e l’estate. Agec ci affidò la realizzazione della mostra, così noi abbiamo deciso di proporre la storia del Cimitero attraverso un racconto analogico, puntando sulle emozioni che avremmo potuto suscitare con i nostri scatti».
«Sessanta sono le foto digitali a colori, stampate in Fine-Art, un tipo di stampa museale che realizziamo nel nostro laboratorio; dieci sono invece fotografie storiche, che abbiamo preso in prestito dall’archivio della Biblioteca Civica, svolgendo un’operazione di digitalizzazione, restauro e ristampa. Oltre a queste, i visitatori potranno ammirare tre foto realizzate con il banco ottico, uno strumento che utilizzava il mio bisnonno e che richiede un paio d’ore per produrre un singolo scatto. Infine, per una trentina di altre fotografie, abbiamo utilizzato una tecnica molto particolare, quella del foro stenopeico, che prevede l’impiego di una scatola, con un foro appunto, e permette di ottenere una fotografia nella sua forma più essenziale, al suo grado zero».
«Il tema centrale della memoria, quindi, ha una duplice valenza: da un lato rimanda alla storia del Cimitero di Verona, con gli scatti alle opere statuarie, dall’altro a quella della fotografia, che abbiamo voluto raccontare utilizzando tecniche e linguaggi diversi, che appartengono a differenti epoche».